Nella psicologia
junghiana, l’Ombra è l’archetipo
relativo alla parte oscura, rigettata e minacciosa del Sé. Jung la
chiamava ‘ciò che una persona non
desidera essere’. L’ombra può essere vista come il deposito degli
istinti incontrollabili, compresi gli impulsi distruttivi, come pure di tutte
le caratteristiche personali considerate inferiori e indesiderabili.
Robert Bly, autore
de “Il piccolo libro dell’Ombra, la
descrive come una sorta di ‘sacco’, che
ciascuno porta sulle spalle e in cui ripone tutti gli aspetti della propria
personalità che non gli piacciono.
In tempi di
elezioni, è forte la tentazione per i candidati di nascondere la propria ombra,
nel timore di perdere voti. Altrettanto forte è, per gli elettori, quella di
cercare candidati “irreprensibili” e senz’ombra,
circondati da un’aura di perfezione e di purezza. Per poi esserne
inevitabilmente delusi. In realtà, nessuno può prescindere dalla propria ombra:
più tenta di farlo e di ricacciarla nel sacco, più questa salterà fuori nel
momento più impensato tradendolo. E dando agli altri la percezione di essere
stai traditi da chi credevano amico.
Che far dunque?
Bly delinea gli
itinerari che permettono di ‘svuotare’ questo sacco, di guardarsi dentro e di
fare pace con la parte più nascosta di se stessi. E’ quello che lui chiama
“onorare l’ombra.”
Ecco un estratto di
un’interessante intervista a Bly, tratta dal suo libro.
Bly: Jung dice che una
persona che ha represso efficacemente la propria Ombra ha difficoltà a
comunicare agli altri i propri sentimenti… Nella nostra cultura, per effetto
delle teorie permissive sull’educazione
dei bambini, gli insegnanti di scuola materna, o perlomeno alcuni di
loro, pensano ancora che sia bene che il bambino esprima la rabbia, che ‘butti
fuori l’aggressività’, come spesso si dice. Da noi, alcuni bambini vengono
incoraggiati a esprimere la rabbia. Perciò quel lato della loro Ombra diventa
visibile, appare alla luce del giorno.
Intervistatore:Questo
sembrerebbe un antidoto al problema di cacciare le cose nel sacco.
B: L’intenzione è quella, ma
non funziona molto bene. Il problema è questo: quando nella scuola materna un bambino esprime rabbia e l’agisce, è come
se l’impulso elettrico creasse nel cervello un percorso lungo il quale la
rabbia scorrerà più facilmente la prossima volta. Ma un’esplosione di rabbia è
spesso vissuta dal’Io come una sconfitta. Il compito dell’Io è quello di
fare di noi degli esseri sociali.
Se la rabbia del
bambino innesca quella di un adulto, l’Io del bambino può venire danneggiato da
quello che succede. E quando il bambino che ha ricevuto un’educazione
permissiva avrà quaranta o cinquant’anni, esprimerà ancora la rabbia come
faceva alla scuola materna, perché l’elettricità continua a percorrere lo
stesso vecchio solco nel cervello. La persona non viene rafforzata bensì
umiliata da queste esplosioni di rabbia.
I:: Perciò il bambino deve
avere libertà di espressione ma anche rafforzare l’Io.
B:: Beh, è un po’ come se l’Io e l’Ombra giocassero
fra loro una partita. Quando l’educatore permissivo interviene e dice al
bambino di esprimere la rabbia è come dare all’Ombra quindici palle e all’Io
nessuna. La teoria permissiva sottovaluta la serietà di quella partita.
Nel suo libro The
End of Sex (La fine del sesso), George Leonard dice di essere stato, negli
anni Sessanta, un entusiastico sostenitore della completa espressione della
sessualità. Oggi sente che quell’espressione alla fine porta a un’umiliazione
dell’Io e che di conseguenza la psiche perde in parte il suo interesse per la
sessualità, perde parte del suo eros. La nostra cultura ha in sé una nostalgia
dei modi di espressione primitivi come antidoto alla repressione.
I gruppi giovanili
nazisti proponevano una sorta di ritorno alla natura, di primitivismo.
Il nazismo, naturalmente,
conteneva una follia di Stato, mentre non tutti i movimenti per il ritorno alla
natura sono folli; la maggior parte di essi è essenzialmente sana. E tuttavia
attraverso l’esperienza di Kurtz, in Cuore di tenebra, possiamo capire
il pericolo che la nostalgia occidentale del primitivo rappresenta per la
psiche. Accerchiato dagli impulsi
primitivi, l’Io perde la capacità di difendere il proprio terreno e scompare
nei movimenti di massa, si scioglie come lo zucchero nell’acqua.
(...) Possiamo
distinguere le due figure (il selvaggio-naturale e il selvaggio-brutale) osservando
vari dettagli. Il selvaggio-naturale è
spontaneo ed è in contatto sia con il proprio lato femminile sia con la propria
sessualità maschile positiva. Nessuna di queste qualità implica la
violenza o il dominio sugli altri. L’immagine
del selvaggio-naturale corrisponde a uno stato dell’anima che consente all’
ombra di ritornare pian piano, in modo da non danneggiare l’Io. Negli
antichi riti d’iniziazione nordici, a cui fanno riferimento alcuni racconti dei
fratelli Grimm, i maschi anziani insegnavano ai maschi più giovani ad
affrontare l’Ombra in modo tale che non schiacciasse l’Io o la personalità.
Insegnavano a fare di quell’incontro più un gioco che una lotta.
Quando l’Ombra viene assorbita, l’essere umano perde gran parte della sua
oscurità e diviene luminoso, leggero e giocoso in modo nuovo. L’Ombra non
assorbita crea un alone scuro intorno alla persona…
I:: Sono confuso dal modo in
cui parli di luminosità in questo contesto, dicendo che una persona che assorbe
l’Ombra non diventa scura, ma luminosa, leggera e giocosa. In passato, a volte
hai usato la parola ‘luce’ in senso negativo. Hai anche detto che Bertrand
Russell aveva troppa luce nella sua personalità e che volevi un leader politico
che fosse un corvo e non una colomba o una rondine.
B: D’accordo, allora ritiro
la parola ‘luminoso’. Marie-Louise von Franz ha detto da qualche parte che una persona che ha lavorato con l’Ombra o che
ha integrato l’Ombra dà la sensazione di essere condensata. Gli altri le
riconoscono facilmente una certa autorità nelle questioni morali. Ha
detto che se un insegnante ha lavorato con la propria Ombra, gli studenti, per
quanto giovani possano essere, lo sentono. Per lui mantenere la disciplina in
aula è facile, perché gli studenti percepiscono che ha con sé il suo corvo.
Altri insegnanti che non hanno ancora lavorato con la propria Ombra possono
parlare di disciplina tutto il giorno senza però ottenerla. Mi piace l’idea che il lavoro sull’Ombra dia
luogo a una condensazione, a un ispessimento o addensamento della psiche che è
immediatamente evidente e genera un naturale senso di autorità. Senza
che l’autorità venga richiesta.
La persona che ha “mangiato” la propria Ombra
diffonde calma intorno a sé ed esprime più dolore che rabbia. Se è vero,
come gli antichi sostenevano, che l’oscurità contiene intelligenza, nutrimento
e perfino informazione, allora la persona che si è nutrita della propria Ombra
possiede più energia oltre che più intelligenza. Perciò possiamo domandarci: “Come si fa a mangiare l’Ombra o a
riappropriarsi di una proiezione, in pratica?”
Suggerimenti per la
vita quotidiana potrebbero essere: acuire i sensi dell’odorato, del gusto, del
tatto e dell’udito, creare dei vuoti nelle proprie abitudini, visitare tribù
primitive, fare musica, modellare nella creta figure spaventose, suonare uno
strumento a percussione, stare da soli per un mese. Una donna può provare a
fare il patriarca nei suoi momenti liberi e vedere se le piace; ma deve farlo
giocosamente.
Un uomo può provare
a fare la strega nei suoi momenti liberi e vedere se gli piace ma deve farlo
giocosamente. Può imparare a fare la risata della strega, per esempio, e
raccontare favole. La donna può imparare a fare la risata del gigante e
raccontare favole.
Tratto da IL PICCOLO LIBRO DELL'OMBRA Robert Bly, (Edizioni Red)
Tratto da IL PICCOLO LIBRO DELL'OMBRA Robert Bly, (Edizioni Red)